SCHEDA TECNICA
Tipologia: Cortometraggio
Regia: Davide Carrari
Produzione: L'Eubage Srl (Aosta)
Tecnico del suono: Enrico Montrosset
Protagonista: Manolo (Maurizio Zanolla)
Luogo: Falesia del baule (Val Canzoi - Alpi Feltrine)
Durata: 18 minuti
«Non è la via più difficile del mondo, è
semplicemente la via “sportiva” più difficile che ho scalato. Ha una storia
lunga e comincia quando mi sono chiesto la prima volta come potevano essere
quei luoghi dove ogni sera andava a morire il sole. Eternit è nascosta proprio
lassù, in un ambiente solitario e dimenticato di queste montagne, piccola e
“verticalmente demode ” a metà fra i luoghi, dove sono nato e, quelli dove sono
vissuto». Con queste le parole Manolo (per chiunque lo avesse visto arrampicare
semplicemente “Il Mago”) racconta le
motivazioni e le emozioni che lo anno spinto a riscoprire questa vecchia
conoscenza: Eternit, con la quale aveva ritenuto per molto tempo impossibile
confrontarsi.
LA STORIA
Nel 1990 Manolo chiodò “O ce l’hai… o ne hai
bisogno” 8b/8b+ (tratto
iniziale dell’attuale Eternit), all’epoca
era convinto che fosse impossibile raggiungere la cima della piccola falesia
del Baule, tant’è che posizionò la sosta qualche metro sotto il bordo della
falesia. Quell’ultimo specchio sembrava essere davvero troppo, inaccessibile anche
per lui “Il Mago”. Le rughe che segnavano quell’ultimo muro erano davvero lievi,
quasi impercettibili all’occhio e soprattutto alle dita.
Il 24 agosto 2009, diciannove anni dopo quel
momento, Manolo libera Eternit, riuscendo in un’impresa che lui stesso riteneva
essere impossibile. All’età di 51 anni, con un enorme bagaglio tecnico acquisito
nel corso degli anni, si rimette in gioco ed riaffronta quella sfida, quel
tormento che lo aveva accompagnato per ben 19 anni. Perché lui non la aveva mai
abbandonata quell’idea, era sempre rimasta in standby nella sua testa,
aspettando il momento giusto per riaccendersi.
“la via
sportiva più difficile che ho scalato e che probabilmente aprirà nuovi
orizzonti all’arrampicata su placca verticale” è cosi che la definisce Maurizio
la sua impresa.
IMPRESSIONI
Il film è riuscito nel proprio intento. Il regista,
a mio avviso, ha colto nel segno quella che era l’interpretazione da dare a
questa storia, creando una pellicola che racconta un monotiro da 30 metri per
nulla banale. Quello che entusiasma è la storia che si nasconde tra le rughe di
Eternit, perché questo non è una via come tante , al di là del muro di granito della
falesia del Baule si cela la storia di un uomo, un grande uomo.
Diciotto minuti intensi, incalzanti accompagnati
da un ritmo musicale che scandisce ogni movimento del protagonista. La sensazione
è quella di essere li in parete con lui, si percepisce ogni suo movimento, ogni
suo respiro, ogni suo rumore. Dalle immagini in bianco e nero trasudano tutte
le emozioni e le sensazioni che accompagnano lo scalatore fino alla cima.
Tutto molto ben riuscito.
IL PROTAGONISTA
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